Page 49 - progetto alice
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528 Mario Barra … il cubo di Rubik … Del libro sul Cubo di Rubik ho già fatto cenno su questo numero di Alice parlando anche della introduzione al libro scritta da Lucio Lombardo Radice. Lucio scrive: … Il cubo è intatto, tenuto gelosamente fermo alla configura- zione iniziale; questo perché le sue facce sono istoriate da scritte relative alla mia persona, scherzosamente ed affettuosamente tracciate dalla mano (credo) di Mario Barra; è stato il dono per il mio compleanno 1981… … mi sono fatto fare una fotocopia [del manoscritto], ho cominciato a leggere, e sono stato subito “preso”, dirò ora da che cosa e perché. Innanzi tutto dal piglio brioso dell’attacco, dalla vivacità e “giocosità” della scrittura di tutto il testo. Dietro questo fatto “letterario”, c’è tutto un modo di vivere la matematica; con passione e con estro, come gioco-creazione (e non per nulla Gio-Crea si chiama l’associazione nella quale ci troviamo insie- me, e che è stata al suo nascere assistita da un grosso logico, Roberto Magari). In secondo luogo, per il metodo seguito, per la impostazione. … Quello che mi piace molto nel cubo … è il “valore generale di iniziazione al metodo matematico” che ha l’impostazione, la strategia del processo di solu- zione. La fase preliminare per tirar fuori dal cubo l’idea di che cosa è la “matematizzazione” di un problema, dovrebbe essere (penso ad un insegnante di classe, a fratelli maggiori, zii, nipoti, padre, madre, nonni in famiglia), così almeno penso, un periodo di gioco libero con conseguente impazzimento del giocatore. Perché il cubo è un bell’esempio della “impossibilità di arrivare alla meta empiricamente”. Per tentativi, niente da fare; siamo nell’ordine di probabilità della famosa scrittura di un canto della Divina Commedia da parte di una scimmia dattilografa. Dopo il fallimento della “pratica”, è obbligatorio il ricorso alla “gramma- tica”, a quella lingua con lessico e sintassi sue proprie che è la matematica. Dal casuale e dall’incognito indistinto si dovrà passare all’ordine, al programma, previa “classificazione”. Classificazione, innanzitutto, delle facce del cubo, che all’occhio in testa possono sembrare uguali, ma che all’occhio dentro la testa rivelano le loro differenze, suddividendosi in tre categorie: angoli, spigoli, centri. La classificazione delle facce, però, è una classificazione preliminare molto facile. Le cose si complicano parecchio quando si debbono classificare i diver- si tipi di rotazione (elementare) ai quali il cubo “snodato” si può sottoporre. E qui c’è un grande colpo di genio … Fermiamoci un momento, perché siamo arrivati - siamo stati condotti per ma- no - a un punto importante, anzi decisivo dal punto di vista del metodo. Il punto decisivo è la introduzione di un “simbolismo adeguato”.
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