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529 PROGETTO ALICE 2012 - III •• vol. XIII • n° 39 Mario Barra I Greci avevano simboli per i numeri, ma non “adeguati” al calcolo; i Romani andavano un poco meglio, l’addizione colle loro cifre si poteva alla meno peg- gio fare, ma anche il loro sistema di numerazione non era adeguato allo scopo. Il problema del “simbolismo più conveniente” è una questione non meno grossa di quella già citata, della “classificazione accurata e completa”, senza ripetizione né omissione di casi possibili. Ora, i successivi atti rivolti all’”aggiustamento” del cubo, al ripristino di facce monocromatiche, è un (complesso) “procedimento di calcolo”. Per essere registrato, e memorizzato, ha bisogno di un simbolismo ad esso adeguato. E quale simbolismo meglio memorizzabile delle sillabe biletterali e delle parole bisillabe? “Mentre FIDO – suonava Fa-Do …” La regola di soluzione del problema del cubo di Rubik da rimettere in ordine, è diventata una filastrocca, con i suoi personaggi e i suoi pupazzetti. Il mio favorito è FIDO, al quale capitano brutte avventure: dapprima, “il cane dal fuoco raPITO – si ritrasse scottato e raPATO”, “verso il MARE allor se ne andò – e nell’acqua suonava MI Do – quando il MARE però lo copri”… Ma, prima di chiudere con il rapporto tra ricerca e gusto del gioco, ancora una osservazione sul “metodo”. Abbiamo già detto che elementi indispensabili del matematizzare sono la classificazione esatta e il simbolismo adeguato; ag- giungiamone un terzo (naturalmente ce ne sono tanti altri, che è il calcolo del- le “combinazioni” possibili. Tale calcolo non è certo facile nel caso del cubo di Rubik; gli autori però dicono al lettore, supposto giovane: “se vorrai, potrai fare durante le dimostrazioni, un ottimo esercizio di logica, imparando anche molte regole di analisi combinatoria, in modo abbastanza divertente” (e vengono anche suggerite letture di testi sistematici). Il mio vuole essere un breve “discorso sul metodo” e non sto perciò a elencare né le varianti del gioco del cubo, ne i giochi con ottaedri, tetraedri, cilindri ecc. che gli autori espongono, con opulenza di fantasia, e sempre divertendosi loro per primi. Quando il matematico, modesto o sommo, allievo o docente, dilettante o professionista, si pone un problema, anche se esso nasce dalla pratica, e risponde a qualche esigenza pressante, non può non esservi nella sua ricerca della soluzione il “momento magico del gioco”. Il momento nel quale ti scordi il perché, e giochi per capire il come. Ecco perché ho accettato molto volentie- ri di scrivere questa introduzione, …, perché nell’opera, così ariosa e intelli- gente, di Barra e Peres, trovo indicazioni importanti di metodo, di didattica della matematica, che vanno molto al di là dei curiosi oggetti che vengono smontati e rimontati, disordinati e riordinati. Lucio Lombardo Radice
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