Page 40 - progetto alice
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       	                              S. Capparelli,  P. Maroscia                          Alcuni problemi di matematica discreta                      pur essendo  certamente  diversi tra loro, in realtà non  possono  essere                      considerati  distinti, poiché  si può passare facilmente dall’uno all’altro                      con una rotazione  o una simmetria rispetto a un asse verticale,                      sicché in sostanza sono  dei “doppioni”.  Ciò giustifica  la richiesta                      del problema.                         Tuttavia, al di là di queste precisazioni, il problema è tutt’altro che faci-                      le:  innanzitutto, non è assolutamente chiaro  come partire per risolverlo.                      Viene qui in mente un’acuta osservazione di Emil Artin, un grande alge-                      brista del secolo scorso:  “La nostra  difficoltà non è nelle dimostrazioni,                      ma nel capire che cosa dimostrare”.                         Ora, analizzando attentamente il problema, ci accorgiamo che vi sono                      almeno due grosse difficoltà  da superare:  la  prima riguarda  il passaggio                      “visivo” dallo spazio a tre dimensioni al piano, e viceversa, per verificare                      la possibilità di “ricostruire” il cubo;  la  seconda,  invece, è legata alla                      necessità di trovare un’argomentazione rigorosa, o meglio un procedimen-                      to che ci permetta di  calcolare con certezza  tutti  i possibili sviluppi in                      questione.                         A questo punto, dopo un po’ di attività sperimentale, per così dire, pro-                      vando a disegnare alcuni  possibili  sviluppi,  ci si accorge che  può essere                      molto utile cercare un parametro “significativo” legato al problema, che ci                      aiuti  a  studiare il problema  stesso. Per  esempio, un parametro siffatto  è                      dato dal numero massimo, diciamo , di facce consecutive allineate nello                      sviluppo. Non è difficile verificare che si ha necessariamente:                      (17)                      b c dVef_`2ZVb g H                      Pertanto, per risolvere il nostro problema, basta esaminare separatamente, al                      variare di  ,  le configurazioni  piane di sei  quadrati, a priori ammissibili                      come sviluppi piani di un cubo, e verificarne poi, caso per caso, la “fattibili-                      tà”, cioè la possibilità concreta di ricostruire il cubo.                      Passiamo allora a esaminare i tre casi possibili per :                      (1)   = 4, nel  qual caso  vi sono esattamente 6  sviluppi distinti, ottenuti                      partendo da una striscia orizzontale di 4 quadrati consecutivi e disponendo i                      2 quadrati rimanenti, uno al disopra e l’altro al di sotto della striscia, in tutti
       
       
     





